Ho scelto di restare in Abruzzo, perchè trovo qui la vita che avevo desiderato da sempre. Una rara conformazione del territorio divide la città che mi ospita, Teramo, in maniera equidistante dal mare e dalla montagna del Gran Sasso. Forse per questo nei secoli si sono formate storie e persone che mi affascinano da sempre, come se ascoltassi un racconto infinito, conservando ogni volta uno stupore da bambino, che poi è una delle mie caratteristiche più note a chi mi conosce nella quotidianità.
Mi diverte pensare a questo piccolo lembo di terra, chiuso da due fiumi che in età preistorica fu uno dei primi spazi dedicato al commercio ed agli scambi. Un popolo industrioso e schivo, ospitale e generoso, di cui ancora si trovano importanti caratteristiche nelle generazioni contemporanee. Gente che fa dell’amicizia un culto e dell’accoglienza una vera liturgia. Che ci si trovi a percorrere i sentieri montuosi nelle belle giornate di primavera o cammini su chilometri di spiaggia desolata, adibita a riserva naturale, non è raro imbattersi in persone che banchettano, attrezzandosi su appoggi di fortuna e qualche volta condividendo quello che hanno.
Faccio un mestiere che mi richiede una concentrazione continua, non sempre interrotta da inesistenti orari lavorativi, magari un’ispirazione ti coglie di notte, come un sussulto, e fai fatica a non alzarti e buttare giù un pensiero o un disegno. Sarà per questo che dopo appuntamenti internazionali della moda, amo restare con poche persone attorno, in quelli che sono i miei luoghi di elezione, il mio “buon ritiro “. Anni fa acquistai con la mia famiglia una casa piccola, in un ex borgo di pescatori e contadini, alla foce del fiume Vomano. Non era nulla di mondano, né alla moda. Ma questa è una caratteristica che accomuna tutte le case che mi ospitano.
Anche a Parigi ho scelto una casina microscopica, in una viuzza colorata e divertente, sotto il Pantheon, al quartiere latino. Ho il mio verduraio, il panettiere, il mercato sotto casa, oltre ad una quiete appena accennata, perchè se voglio scendo in strada e mi si apre il mondo degli studenti della Sorbona, dei turisti in cerca di colore e dei localini multietnici che mi portano il viaggio e le culture a casa, senza troppi aerei, che oramai inizio ad amare meno.
Quando sono in Italia e ho del tempo, passo ore all’aria aperta. Mi incanta tutto quello che posso trovare, dai legni contorti, alle pietre levigate, ai pezzetti di vetro consunti dal mare. Nella mia testa diventano altro e non è raro che qualcosa si ritrovi nelle collezioni che creo. Ho cercato per anni il cielo perfetto, quello che avesse la luce giusta per i miei disegni, per la scelta dei tessuti, che generalmente faccio buttando cartelle e tirelle sull’erba di un prato e lasciandomi suggerire dalla natura quelli che sono gli abbinamenti più armoniosi.
Ho avuto la fortuna di girare il mondo vedendo posti stupendi e certamente migliori di questo Abruzzo che mi ammalia, ma il cielo primaverile e quello settembrino hanno un’intensità che raramente ho riscontrato altrove. Vi consiglio di farci una visita, fuori dai calendari canonici per il turista. Apprezzerete la vera ospitalità di un popolo per antonomasia forte e gentile, che mi piace immaginare come due componenti della mia personalità.