In un’estate latitante, o meglio altalenante, che va da botte di caldo pazzesche a nevicate in quota a luglio, di avvenimenti luttuosi che rinforzano la confusione e la paura di vivere, mi sono messo giacchetta con fazzolettino nel taschino e pantalone, corto per la verità, per andare a fare una fiera del tessile che poi è una preview rispetto a quelle classiche, per metterci avanti, giocare d’anticipo, con le collezioni delle aziende che seguo come Direttore Creativo.
Faccia mia in modalità “Brontolo” dei sette nani, come sa l’anima santa che mi fa da assistente e che è l’anello di congiunzione tra i miei “sgrunt” e i sorrisi gentili degli operatori.
Mi piace tutto poco, spesso, trovo tutto già visto, credo si osi poco, in un momento in cui invece ci vorrebbe un azzardo, un guizzo, un esempio che ridia nuovo slancio alla moda italiana. E invece questa volta ho quasi subito cambiato espressione, mi sono sbracato sulla sedia dello stand e chi mi conosce sa che se mi sbraco fino a rilassare il bottone del pantalone che rischia di partire come un proiettile vagante, è perché vedo qualcosa che mi piace tanto tanto… Un intero campionario di pelli, pellicce e materiali da accessoristica preziosa, di origine naturale, ma cruelty free, cioè per capirci, senza rompere le scatole agli animali…
Una tendenza che era appena accennata gli altri anni, piccoli tentativi sperimentali, fino ad arrivare oggi a opportunità di scelta che metteranno pace tra i creativi più illuminati, gli imprenditori intelligenti e il mercato. Pellicce di Mongolia, visone in sfumature inattese, cincillà bicolor, coccodrillo, rettile e persino anguilla, che non hanno però nulla a che vedere con la denominazione di origine. Sono prodotti di sintesi, che assemblano cheratina e fibre della seta o di origine vegetale, come le gomme naturali, per riprodurre le stesse texture di quelle animali, con le identiche qualità di traspirabilità e coibentazione per il corpo umano, ma senza scie cruente.
E inoltre cuoio di origine vegetale, con consistenze identiche al tradizionale, ma composto di cotone e lino, mescolando mais, soia, oli vegetali, assemblate in diversi strati, quindi con possibilità di sovrastampare e colorare a piacere, fino a che la fantasia vi assiste.
Il merito va a Richard Wool, un ingegnere statunitense e docente presso la University of Delaware, ma anche ad altri studiosi sudamericani ed europei, la cui ricerca promette di rivoluzionare l’industria del tessile e dell’accessorio. I materiali di sintesi sono addirittura più forti e durevoli del cuoio, inoltre più convenienti. Per la produzione si risparmia anche acqua ed energia, non si usano i prodotti inquinanti usati per le conce, che per altro stanno tornando a quelle antiche, con i tannini, come si usava secoli fa, in larga parte.
Inoltre si stanno sviluppando ricerche anche su materiali provenienti da un tipo di fungo, che promettono stesse performance del cuoio, ma non solo, anche scarti di lavorazione di origine animale, come la piuma del pollo, si trasformano in suole per le scarpe. Solo in America, si producono circa sei miliardi di tonnellate di queste fibre di piume, che rappresentavano un problema per lo smaltimento, prima di questa opportunità. Chiaramente l’interesse attorno a questo materiale è stato subito grande: aziende come Nike, Puma e Adidas stanno già testando i campioni di questa innovazione verde, che permetterà di offrire prodotti “vegan style”. Ma anche l’Alta Moda, che poi è il settore che fa da testa di ariete alla penetrazione nei mercati per tutto il settore, si sta già organizzando, e i marchi e le maison del superlusso iniziano ad avere riscontri positivi in termine di fatturati sui primi prodotti di origine vegetale inseriti in collezione.
Ho rifatto il viaggio di ritorno con la faccia da “cavallo goloso” soddisfatto e sorridente, mentre pensavo a giubbotti in cocco, pantaloni skinny fit in pelle gold e silver, da portare con gilettoni di pelliccia multicolor, cappottoni e bomber da mandare in delirio persino Crudelia De Mon ma senza il minimo senso di colpa perché cruelty free. Aspetto le consegne dei campioni di prova nel mio Ufficio Stile, per iniziare a sperimentare nel nuovo lab cose belle ma prive di ogni violenza.
In questi giorni bui per il mondo, per quello che sta accadendo, di fronte agli ennesimi gravissimi fatti di sangue di Nizza, l’Unione Buddista Italiana chiede a tutti i praticanti di dedicare le pratiche di questi giorni a ricordo e in memoria delle vittime e di compiere un gesto di gentilezza amorevole verso il prossimo, concreta risposta alla violenza e alla sofferenza che stanno caratterizzando questi nostri tempi. Io lo farò pregando a modo mio, sono cattolico, guardingo ma praticante, e nella concretezza molto vicino a ogni tipo di sofferenza, a qualsiasi specie si appartenga. Spero che un piccolo gesto d’amore di ognuno generi un flusso di bene inarrestabile per tutti. Il mio è anche questo.
L’amore vince su tutto.